Passiamo tutta la vita ad amare.

I nostri genitori, i nostri fratelli, la nostra casa, i cani e i gatti.

La nostra città, le melanzane, il gelato al pistacchio, i nostri amici.

Le persone di cui ci innamoriamo, i nostri figli, quelli degli altri, un Paese, un colore.

Passiamo tutta la vita ad amare, noi.

Questi esseri umani, questi esseri strani, a metà fra angeli e animali, ci pensi?

Ci pensi a quanto grande è la potenza della capacità di prendersi cura l’uno dell’altro?

Poche creature hanno questa capacità.

E poi basta un attimo, un attimo solo, in cui l’altro diventa mio nemico, perché “non lo vedo”.

Non vedo come sta, non vedo dove sta.

Mi arrabbio col vigile, ma non lo vedo che lui è da stamattina in mezzo al traffico a respirare metalli pesanti, e clacson, e gente in ritardo.

Ho appena attraversato a piedi Roma perché c’era un corteo.

Il telefono era scarico. Internet comunque non funziona.

Ho chiesto le informazioni, quante persone gentili ci sono al mondo.

Sono in uno stato di stanchezza, e quindi in una specie di naturale stato meditativo.

Quella stanchezza che ti arrende, quello stato che ti fa vedere meglio.

E attorno a me vedo solo gentilezza, anche casuale.

Tutto il tempo.

Tranne quelle volte che io stessa firmo il contratto per una contrattura. Quelle volte che io sono reattiva e chiudo la comunicazione. Nel Sat Nam Rasayan questa si chiama “reattività”.

La reattività che ci rende ciechi e insensibili, che ci tiene legati al passato e non ci fa “sentire” cosa sta succedendo adesso.

Siccome ho deciso che tu sei, per dire, stronzo, io ti tratto sempre da stronzo.

Potresti essere cambiato, ma questo non lo saprò mai davvero finché mi sollevo dal pregiudizio e sento quello che sta succedendo adesso.

Senza passato, senza futuro, senza smania di possederti, o paura di perderti.

Per farlo devo abbassare il mio livello di intolleranza, che nel piano fisico, mentale e spirituale si manifesta come una sorta di “mancanza di spazio”:

Sono stretto.

Come faccio?

Nel Kundalini Yoga lavoro sullo stato di shunya. Lo zero perfetto. Il punto fra la esistenza e la non esistenza (lo shunya che la mia stanchezza di oggi mi sta mostrando).

Ecco come lo spiega il mio Maestro Guru Dev Singh:

Ho camminato nella bellezza, ricevendo gentilezza.

Senza telefono, senza fotocamera.

La bellezza continuava ad avvenire, salvata dai miei occhi, ma soprattutto dall’anima.

L’essenziale è invisibile agli occhi grossolani, figurati alla camera di un telefono. Novelli Narcisi, vediamo la nostra faccia, ma non vediamo la big picture. Non vediamo gli esseri di luce, non vediamo l’armonia, il cambio del suono, l’energia di un luogo (ovvero, le sensazioni che un luogo suscita in noi).

Lo so che parlo strano, ma sono pur sempre un’insegnante di yoga 😉

Nel dubbio, allora àma.

Sii gentile, perché é la cosa che a noi esseri umani viene meglio.

E lo sai anche tu.

 

*l’immagine dell’articolo raffigura Guru Ram Das, il quarto Guru dei Sikh. Colui a cui dobbiamo il Sat Nam Rasayan, l’angelo della Mente Neutrale e dell’Amore Incondizionato.

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