Ho moltissimi studenti in Shakti Pad.

Quando ero alle prime armi mi disperavo. Percepire l’ostilità di persone con cui avevi condiviso la Sadhana, l’ora dell’Ambrosia, con cui avevi organizzato delle cose bellissime, di cui avevi custodito gioie e dolori, a cui avevi dedicato tempo e affetto, improvvisamente odiarti e fare cose strane.

Non lo capivo, pensavo di aver fato qualcosa di male.

In realtà non avevo ancora abbastanza esperienza e forse nemmeno forza per essere sufficientemente neutra e distaccata davanti a questi episodi. Rimanere solida e continuare a proiettare fiducia.

Anch’io, certo, sono stata in Shakti Pad. Ma ho dalla mia una disciplina di ferro, e l’aver letto al momento giusto delle cose che mi hanno illuminato, e questo mi ha permesso di riconoscere lo stadio di Shakti Pad e di superarlo.

Ma di cosa sto parlando?

Nel Kundalini Yoga, e immagino in moltissime altre discipline, ci sono differenti fasi dell’apprendimento.

Lo studente le attraversa tutte e poi le attraversa di nuovo, le attraversiamo tutti e molte volte. La consapevolezza fa la differenza nell’approccio e nella nostra pratica, e ci risparmia un sacco di dispiaceri.

Quali sono queste cinque fasi nel sentiero della saggezza?

Saram Pad – Lo stadio del Novizio

Questo è lo stadio del principiante. Quando iniziate a fare yoga e siete felicissimi, non perdete neppure una lezione, volete studiare un sacco, siete radiosi. Perché? Perché avete iniziato una relazione con la vostra Anima e il vostro Sé Superiore e questo genera gioia, vi sentite leggeri, come se foste rinati. Avete un sacco di fiducia in voi stessi e nel vostro cammino. Nuove abitudini, più vitalità. Evviva lo Yoga! Sprizzate entusiasmo da ogni poro! In questa fase il vostro insegnante è un pò il vostro esempio (in questa fase io come insegnante ho paura perché so che poi ne vedrò delle belle…scherzo…un pò). Avete bisogno di tecniche semplici, per affinare man mano la conoscenza.

Karam Pad – Lo stadio dell’Apprendista

Arrivano le prime crisi. Non posso venire a yoga perchè “…” Avete iniziato la vostra Sadhana (pratica quotidiana) e vi state affacciando un pò più profondamente a quello che significa avere una relazione col proprio Sé. L’insegnante vi sembra un Guru (no, non lo è!), e quindi vi sentite un pò sfidati, un pò intimoriti, un pò inventate delle scuse per evitare di approfondire. In questa fase stiamo trasformandoci un pò più profondamente, ci sentiamo strani perché le cose che ci piacevano prima ora non ci piacciano più, e gli altri ce lo fanno notare “come sei cambiato/a!”. Questa cosa non ci fa sentire molto a nostro agio, abbiamo abbandonato la nostra zona di comfort, e sì, è proprio poco confortevole e a volte sconfortante. Ci iniziamo a sentire parte di un gruppo e facciamo yoga anche a casa da soli. La pratica deve rimanere semplice, regolare, ma semplice. Un grande errore in questo momento è strafare, utilizzare tecniche troppo avanzate, o studiare troppo. E’ il momento di acquisire la conoscenza attraverso l’esperienza.

Shakti Pad – Lo stadio del Praticante – La prova dell’ego o del Potere.

Questa è la fase più cruciale per un praticante. Se non la si attraversa con Grazia ci porterà ad abbandonare il nostro cammino o a rimare per sempre un principiante, ma se la superiamo, progrediamo nella pratica e nella compassione. La cosa più “fetente” di questa fase è che chi si trova in Shakti Pad non si rende assolutamente conto di essere in Shakti Pad, e se qualcuno per caso glielo fa notare, fosse anche il suo insegnante, si scatena una guerra. In questa fase pensiamo che siamo diventati molto bravi, e magari lo siamo pure, il problema è che ci sentiamo dei Guru o dei Maestri, che ci confrontiamo col nostro maestro o insegnante, e ci sentiamo di gran lunga superiori. Tutta la Kundalini che stiamo sperimentando ci dà un pò alla testa e perdiamo l’umiltà e la capacità di eseguire un ordine. Pensiamo di avere un dono naturale nello yoga (c’mon!) e di essere migliori di chiunque altro. Ci sentiamo un pò dei saggi che vogliono affrancare il mondo, e viviamo in un universo parallelo di cui siamo ovviamente gli amministratori delegati. Pensiamo di essere l’unica eccezione alle regole, e in quanto primi della classe abbiamo un consiglio per tutti, anche (e soprattutto) per chi non ce lo ha chiesto. In questa fase perdiamo di vista il quadro generale, e soprattutto i valori. Perdiamo la semplicità e non abbiamo intenzione di prenderci la responsabilità. Siamo come adolescenti, convinti di potersi “mangiare il mondo” ma con nessuna proiezione nei confronti del senso di responsabilità e lungimiranza. Pensiamo di avere dei super poteri, ed ogni correzione dell’insegnante, non importa con quanta gentilezza e cuore sia fatta, viene percepita come una cieca denigrazione del proprio valore, e quindi scatena crisi di perdita di fiducia in se stessi e identità, che vengono colmati con rabbia e allontanamento, magari verso un insegnante “migliore” che valorizzi i nostri super poteri, profonda saggezza e impegno incompresi (dài!).

Oppure ci si può dedicare alla salsa e alla lambada o all’acroyoga, che hanno meno connessioni spirituali ma in cui i propri “superpoteri” e “background” possono impressionare più persone. Il nostro ego se la sciala!

Chi è in Shakti Pad si sente molto saggio, ma non pratica. Pretende di poter insegnare yoga senza avere una Sadhana (pratica quotidiana). Oppure pratica troppo e male, senza considerare le indicazioni del suo insegnante e degli insegnamenti.

La buona notizia è che Yogi Bhajan ci ha lasciato una meditazione efficacissima se riconosciamo di essere in un momento di perdita di fede o di fiducia, e/o in Shakti Pad,

e diceva che se abbiamo la fortuna di riconoscere che siamo in Shakti Pad e rimaniamo intimamente connessi col nostro insegnante e con la catena d’oro degli insegnamenti, anche solo questo ci tira fuori, e per esperienza personale, vi posso assicurare che funziona 🙂

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La prossima volta esploreremo gli ultimi due stadi: 

Sahej Pad, lo stadio dell’Esperto e Sat Pad,  la fase del Maestro.