Le connessioni sono meravigliose.
Proprio stamattina meditando mi è arrivata l’ispirazione su cosa avrei scritto per l’appuntamento del blog del venerdì, ed ho pensato a un episodio avvenuto in India qualche anno fa. Il giorno di Shivaratri. E poi scopro che Shivaratri è proprio oggi!
Ero con Federica, una delle mie migliori amiche, a bere un mango lassi su una terrazza al sole, la mattina dopo la notte di Shivaratri. Di fronte a noi si siede una coppia di biondi americani o nord europei, il volto stralunato, il bindi di sandalo e curcuma disegnato fra gli occhi, vestiti di bianco, i capelli arruffati. Siamo allo stesso tavolo e iniziamo a chiacchierare.
Cosa fate qui? Ci chiedono.
Noi fra qualche giorno andiamo a fare il Re Man e poi un giretto in India, e voi?
Noi siamo ad un ashram. Beh, che avete fatto a Shivaratri? Io e Federica ci guardiamo in faccia e scoppiamo a ridere. Suonava come “che avete fatto a Capodanno?”. Noi: niente. Loro: nienteee? ma come, siete a Rishikesh e non fate niente? c’era la puja e questo e quello. E letteralmente schifati si alzano e se ne vanno, un pò i junkies della spiritualità indiana, facilissimi da incontrare in India (e non solo).
In realtà il giorno di Shivaratri era stato un giorno molto speciale per noi. Piccole cose magiche e piene di devozione, cose di cui essere grate, come della nostra amicizia, cose che rimarranno per sempre segrete, e una che condivido volentieri qui:
durante un tramonto rosa, con i tamburi e i canti che roboavano fra cittadina e foresta, sedute sul ghat, un pushkari, che stava pulendo gli strumenti rituali sul Gange con la candelina ancora accesa, vedendoci lì sedute in silenzio a contemplare il Gange a cui avevamo offerto dei fiorellini, ci aveva inaspettatamente offerto il fuoco purificatore. Con un gran sorriso. Una cerimonia privata per me, Federica e una mucca…sacra!
La puja era venuta a noi, senza che noi andassimo alla puja, non è meraviglioso?
Il fanatismo nello yoga, ma anche nel surf, nel fitness, nel veganesimo e in tutte le discipline, è uno dei rischi che come umani corriamo tutti.
Nessuno di noi è immune, non lo è stato Buddha, come possiamo esserlo noi? Arriva forse un punto in cui troviamo il perfetto equilibrio, ma per farlo è giusto conoscere le fasi dell’apprendimento, per essere consapevoli del posto in cui siamo, e soprattutto del prossimo step, per non farci trovare impreparati ed avere un timone, affinché lo sconforto, la rabbia e l’ego spirituale non ci travolgano. E mi raccomando, senza dimenticare una grande dose di umorismo di riserva.
Sì, c’è ego ed ego. L’ego spirituale è il più insidioso perché non ce ne rendiamo conto:
Yogi Bhajan, a questo proposito, diceva:
“Questa tendenza a distorcere e gonfiare è una dipendenza mentale che vi porta al di là di qualunque tipo di realtà, e che accade in ogni campo. Vi porta oltre la vostra realtà, oltre la vostra vita di fatto, e oltre la vostra consapevolezza di voi stessi. Potreste pensare che il mondo spirituale è in qualche modo immune da ciò. Invece non è vero. Ed è il peggiore di tutti. Ci sono molti ego trip nel mondo spirituale.
E l’ego spirituale è uno dei peggiori, il più intrattabile di tutti gli ego.
Per esempio, uno degli ego trip è quello di separare sempre il vostro denaro dalla vostra tasca, come se i dollari fossero una valuta nei cieli. Un altro è “l’imburratura indiretta”. Pochissime persone spirituali vi parlano in modo brusco e diretto. Io non sono più molto giovane ora, e ne ho visti molto, molto pochi. La maggior parte parla così: “Hummm. Sì, vedo che sei una persona bella e meravigliosa. Sento una grande luce intorno a te. Sei di certo un guaritore e hai avuto grandi vite passate.”
Gonfiano il vostro ego spirituale e rendono ancora più difficile il vedere attraverso la finestra della vostra mente. E non vi aiutano con il lavoro di pulizia. E’ meglio dire allo studente ciò di cui ha bisogno davvero. Ditegli solo: “Sei un idiota. Stai facendo un lavoro terribile. Ti comporti senza senso. Non fare questo con la tua vita. Ma se lo scegli, allora vai avanti e cammina a modo tuo verso il tuo inferno. Se invece vuoi cambiare direzione, questo è il modo per mettere chiarezza e andare verso i Cieli. Grazie mille.”
Se vi lasciano dieci dollari, bene. Se no, va bene lo stesso. Hai fatto il tuo lavoro come insegnante ed è tutto. Gli hai dato un impegno, lo hai guardato con chiarezza e senza distorsioni, hai classificato il problema, hai computerizzato la risposta e la direzione, e l’hai condivisa con lui. La questione finisce qui. Sat Naam Wahe Guru. Gratitudine a Dio e al Guru, non vi è nulla di più. Il lavoro è fatto”.
(La traduzione è mia, la versione originale della lecture è qui).
Dunque, per me è sempre importante avere una guida. Sono grata a tutti i miei insegnanti, dal primo all’ultimo, ma non aspettatevi dai vostri insegnanti che vi dicano quello che volete sentirvi dire.
Grazie a Dio con me non lo hanno fatto. Mi hanno stupita, fatta ridere, fatta piangere, fatta ribellare. Ma dentro non ho mai, mai, mai dubitato che fosse la cosa giusta per me. Più mi ribellavo, più sapevo che era il mio ego (il mio enorme ego scintillante) a reagire. L’ego non va annullato, se no ci butteremmo sotto una metro, ma va usato bene e smascherato.
Aspettatevi dai vostri insegnanti che vi dicano quello che vi serve, e siate certi che quello che ascoltate (lo ascoltate?) parte dalla completa ma impersonale chiarezza destinata al vostro benessere, e da un punto di compassione nei loro cuori. Potete anche odiarli, a loro non interessa. Li avete scelti come insegnanti, e lo saranno per sempre per quello che li riguarda. Non vi lasceranno cadere dalla loro aura, anche se voi li mandate a quel paese in pieno Shakti Pad. Non sono interessati al vostro affetto, o al suo contrario, e non gli interessa la vostra simpatia o antipatia nei loro confronti, l’ammirazione o meno. Quelli sono altri tipi di rapporti. E’ un’altra storia. Parliamo di relazioni che hanno a che fare con l’Infinito, non con il “finito”.
Sì, sorridi. Non c’è nulla di personale.
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Dalla prossima settimana, per 5 settimane, faremo un viaggio lungo I cinque Stadi dell’Apprendimento:
Saram Pad – Lo stadio del Novizio
una per settimana, in modo da approfondirle e capire dove siamo e dove stiamo andando. Purtroppo le fasi non sono definitive, si oscilla sempre, si torna in ognuna, quindi bisogna sempre rimanere sintonizzati sulla frequenza della nostra vera identità.
(Nella foto uno scatto mio o di Federica quel giorno di Shivaratri del 2012).